10
Nov
Ricercatori statunitensi hanno scoperto che l’oleocantale, contenuta soltanto nell’olio extravergine di oliva, è in grado di attaccare le cellule cancerose e di salvaguardare quelle sane, “mettendole a dormire”.
L’olio extravergine di oliva è una componente fondamentale della dieta mediterranea e come tale è stato fatto oggetto di ricerche e studi per individuare quali caratteristiche possiede, per mantenere in buona salute chi ne fa uso.
In particolare, uno dei suoi ingredienti viene studiato approfonditamente:
l’oleocantale, composto fenolico naturale che si trova esclusivamente nell’olio extravergine di oliva, e che è, l’altro, responsabile del suo sapore piccante.
Gli studi condotti finora hanno indicato che agirebbe proprio come i comuni antinfiammatori non steoroidei, inibendo la ciclossigenasi (COX), un enzima che svolge un ruolo cardine nei meccanismi infiammatori.
Inoltre, i ricercatori hanno verificato che inibisce la proteina ADDLs che danneggia le cellule del cervello, cuore, polmoni e altri importanti organi, con effetti devastanti sugli individui anziani , essendo anche una delle principali cause dell’insorgenza del morbo di Alzheimer.
Ora, si è aggiunta un’ulteriore scoperta fatta da ricercatori statunitensi: Paul Breslin, uno scienziato nutrizionale dell’Università di Stato Rutgers del New Jersey; David Foster e Onica LeGendre, biologi del cancro presso l’Hunter College di New York.
I risultati del loro studio, pubblicati sulla Rivista Molecular & Cellular Oncology, dimostrerebbero che l’oleocantale è in grado di uccidere delle varietà di cellule tumorali senza danneggiare quelle sane.
In verità, gli scienziati sapevano che tale ingrediente è in grado di aggredire alcune cellule tumorali, ma nessuno veramente aveva dimostrato come questo potesse accadere.
Breslin aveva pensato che l’oleocantale potesse prendere di mira una proteina chiave nelle cellule tumorali in grado di innescare la morte cellulare programmata, processo conosciuto con il termine apoptosi. Confrontandosi con i colleghi biologi nel corso di un Seminario svoltosi alla Rutgers University, Breslin decise di testare questa ipotesi con l’aiuto appunto di Foster e LeGendre.
“Avevamo bisogno di determinare se l’oleocantale fosse in grado aggredire la proteina – ha dichiarato Breslin – causando la morte delle cellule”.
Dopo aver applicato oleocantale sulle cellule tumorali, Foster e LeGendre hanno scoperto che queste morivano molto rapidamente, in un tempo compreso tra i 30 e i 60 minuti. Dato che la morte cellulare programmata dura tra 16 e 24 ore, gli scienziati hanno capito che dovesse intervenire qualcos’altro a determinare il collasso delle cellule tumorali e a farle morire.
La risposta è stata fornita dalla biochimica LeGendre: le cellule erano state uccise dai loro stessi enzimi.
L’oleocantale aveva perforato le microvescicole all’interno delle cellule tumorali che conservano i rifiuti della cellula stessa – la cellula “cassonetto”, come l’ha chiamata Breslin, o “centro di riciclaggio“, come viene indicata da Foster. Tali microvescicole (lisosomi) che contengono una serie di enzimi in grado di degradare tutti i tipi di polimeri biologici, sono più grandi nelle cellule tumorali rispetto alle quelle sane, e contengono un sacco di rifiuti.
“Una volta che si rompono, si scatena l’inferno”, ha osservato Breslin.
Ma l’oleocantale, come hanno appurato i ricercatori, non danneggia le cellule sane, limitandosi ad arrestare temporaneamente il loro ciclo di vita: “le mette a dormire”, per usare l’immagine di Breslin.
Gli autori dello studio affermano che il prossimo passo logico è quello di andare al di là delle condizioni di laboratorio e di dimostrare che l’oleocantale è in grado di uccidere le cellule tumorali negli animali vivi.
“Abbiamo anche bisogno di capire perché alcune cellule cancerose sono più sensibili all’oleocantale rispetto a quelle sane”, ha concluso Foster.
fonte: Regioni & Ambiente
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