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Giu
Finalmente è arrivata a pieno titolo l’estate, e il sole e il caldo la fanno da padrona. Non c’è cosa migliore, appena si ha modo, di passare le giornate al mare e cercare un po’ di sollievo nell’acqua. Occorre prestare attenzione, però, alla ingannevole sensazione di benessere che dà l’acqua.
Infatti bagnarsi non basta, occorre proteggere la pelle dai raggi del sole e dal loro effetto sull’epidermide: se mentre siamo in acqua ci sentiamo meglio, non ci rendiamo conto che il riflesso della luce sulla superficie del mare, amplifica l’effetto del sole e dei suoi raggi. La cosa migliore da fare è giocare d’anticipo e usare creme con un’alta protezione solare, che al contrario di quanto si pensi non inficiano sull’abbronzatura.
Ma quali sono i raggi del sole che aiutano ad abbronzarci? Sono i raggi ultravioletti (UV), così chiamati in quanto le radiazioni sono composte oltre la frequenza del violetto che l’occhio umano riesce a percepire. Si tratta si raggi molto forti nonostante siano solo il 3-5% della irradiazione solare che raggiunge la terra. Si tratta dei raggi UVA e raggi UVB, mentre un altro tipo di raggio, l’UVC, rimane bloccato nell’atmosfera, nella fascia dell’ozono: si tratta di un raggio a cui si è più esposti in alta quota, ed è estremamente dannoso per la pelle.
Dei raggi che raggiungono la terra, più del 90% sono gli UVA: sono presenti tutto l’anno, anche con il cielo coperto e riescono ad attraversare le nuvole raggiungendo anche attraverso i vetri la nostra epidermide: non ce ne accorgiamo in quanto non causano dolore ma arrivano così in profondità che con il tempo causano molti danni, senza che ce ne rendiamo conto. Con il tempo andiamo incontro a problemi quali invecchiamento precoce della pelle con conseguente rilassamento e perdita di tono della pelle, rughe, macchie della cute, dermatiti, e arrossamenti.
La restante percentuale dei raggi è composto da raggi UVB che sono quelli più potenti: se da una parte consentono un’abbronzatura maggiore rispetto agli UVA, dall’altra comportano ustioni (tecnicamente eritemi solari), reazioni allergiche e i tumori della pelle, in quanto riescono ad alterare il contenuto del DNA. I raggi UVB sono più dolorosi rispetto agli UVA, e anche se rimangono bloccati da nuvole e vetri, riescono ad entrare in profondità nell’epidermide quando sono a diretto contatto. Non è da dimenticare che i raggi UV possono creare anche problemi alla vista, con danni alla retina, alla cornea, sensibilità alla luce, eccessiva lacrimazione, gonfiore e dolore oculare.
Per questo durante il periodo estivo si parla molto di prevenzione e protezione. Questo perché l’abbronzatura altro non è che un meccanismo di difesa della pelle, che nel momento in cui viene esposta direttamente ai raggi UV va ad influire sulla produzione di melanina che aumenta esponenzialmente e funge da filtro per le radiazioni solari. In più la pelle tende ad inspessirsi per creare una barriera maggiore che attenui l’infiltrazione in profondità dei raggi UV. C’è anche da dire che la risposta della pelle all’esposizione del sole è molto diversa da persona a persona e di base dipende dal tipo di fototipo a cui si appartiene: il fototipo è un metodo di classificazione dermatologica per determinare il tipo di pelle in base alla sensibilità all’esposizione solare, che va dal tipo I di chi ha pelle, capelli e occhi molto chiari ed è più soggetto alle ustioni, al tipo VI di chi ha carnagione estremamente scura, capelli e occhi neri e non si scottano (anche se posso avere tumori cutanei). A ciascun tipo di pelle è indicata una protezione più o meno alta, così da limitare i danni del sole e poter abbronzarsi in tutta tranquillità, ricordandosi di applicarla nuovamente dopo il bagno
Invece i bambini hanno bisogno sempre di protezioni molto alte, in quanto hanno la pelle più sensibile e possono incorrere più facilmente in problemi.
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